sabato 31 gennaio 2015

Il parlamentare

In occasione dell'elezione del presidente della repubblica italiana pubblichiamo un estratto dal Mein Kampf in cui Adolf Hitler parla dei parlamentari. Queste frasi appaiono quanto mai incredibilmente attuali, ciò è inquietante di come i tempi e la natura umana non cambino mai.

“Pensiamo, per un attimo, di quali misere idee siano infarciti, di norma, quelli che vengono chiamati programmi di partito, e come, di volta in volta, vengano riadattati alle mutate idee correnti [...]
Tutte le mattine il rappresentante del popolo arriva sino alla sede del Parlamento; se non entra, riesce ad arrivare perlomeno in anticamera dove viene affisso l’elenco dei parlamentari presenti: è su questo elenco, che il nostro, servendo la Nazione, scrive il proprio nome, ed è per questa fatica enorme, giornaliera, che incassa un profumato indennizzo. Passati quattro anni, o avvicinandosi sempre più lo scioglimento della Camera, detti signori vengono sollecitati da un impulso irrefrenabile, al pari della larva destinata a trasformarsi in farfalla, codesti vermi di parlamento abbandonano così il rifugio e volano fuori, dal popolo. Ricominciano nuovamente a parlare agli elettori narrando loro come siano ostinati gli altri, e di come essi abbiano invece duramente lavorato; succede invece che il popolo, questa massa d’ingrati, invece di applausi lancia sul loro viso insulti e urla piene di odio. In genere, se l’ingratitudine popolare tocca livelli molto alti tocca rimediare con l’unico toccasana possibile: migliorare ancora i programmi. Perciò la commissione si rinnova e risorge, dando di nuovo vita all’eterno inganno. Conoscendo bene la testarda idiozia dell’umanità intera non dobbiamo poi stupirci dei risultati. E’ così che il gregge del proletariato e della borghesia rientra nella stalla, tenuto per mano dal nuovo, invitante programma, pronto a rieleggere coloro che l’hanno ingannato. Con questo l’uomo delegato dal popolo a rappresentarlo si ritrasforma nelle vesti del verme di parlamento, e riprende nuovamente a nutrirsi con le fronde dell’albero statale”

lunedì 29 dicembre 2014

1940: La battaglia d'Inghilterra



Nell'agosto del 1940 quando Goering lanciò contro la Gran Bretagna le massicce formazioni della Luftwaffe la situazione a Londra appariva drammatica. Ormai priva di alleati con l'esercito distrutto a Dunkerque e non ancora riorganizzato circondata dalla Norvegia a Bordeaux da basi nemiche, la Gran Bretagna era una fortezza assediata. E intanto sul continente si ammassavano a Calais le truppe germaniche d'invasione. Ma Londra aveva ancora due carte in mano e seppe giocarle con molta decisione - la marina e l'aviazione. Nella cartina le basi di partenza degli attacchi aerei tedeschi alla Gran Bretagna.


LA BATTAGLIA D'INGHILTERRA


Dopo la vittoriosa battaglia di Francia, lo Stato Maggiore tedesco, ormai padrone di tutta la costa atlantica dalla Norvegia a Bordeaux, cominciò a pensare all'invasione della Gran Bretagna. Solo col diretto investimento della maggiore avversaria, Hitler avrebbe potuto infatti vincere la gigantesca partita impegnata nel settembre 1939. Le sue reiterate offerte di pace erano state sdegnosamente respinte dal nuovo premier britannico. Churchill, e una soluzione di compromesso del conflitto appariva quindi impossibile. D'altra parte, malgrado la crisi militare della Gran Bretagna, che non era ancora riuscita a riorganizzare l'esercito dopo la rotta di Dunkerque, l'impresa non era delle più facili. L'Inghilterra conservava intatta la sua potenza navale. La Home Fleet faceva buona guardia contro ogni tentativo della modesta flotta tedesca, già sensibilmente falcidiata nell'impresa norvegese. E, in appoggio alla marina, vigilava l'aviazione che gli inglesi non avevano impegnato a fondo sui cieli di Franca, malgrado i drammatici appelli dell'alleato. Perchè le divisioni ammassate intorno a Calais avessero buone probabilità di riuscita nel caso di un attacco alle isole britanniche, occorreva quindi che l'intera organizzazione militare, economica e civile dell'Inghilterra fosse sconvolta dalle fondamenta. Occorreva che le navi della Home Fleet dovessero abbandonare i porti della Manica, restando lontane dal principale teatro delle operazioni. Occorreva che le comunicazioni, nell'interno dell'Isola fossero disorganizzate o almeno rese difficili. Occorreva che le fabbriche non potessero fornire alle truppe le armi, le munizioni, gli equipaggamenti necessari. Occorreva, sopratutto, che l'aviazione britannica fosse annientata, in modo che la supremazia aerea tedesca bilanciasse e annullasse la supremazia navale dell'avversaria. Per ottenere questi molteplici risultati, Hitler non aveva che un'arma: la Luftwaffe. L'aviazione tedesca, così nella caccia come nel bombardamento, aveva clamorosamente dimostrato la sua superiorità durante le campagne di Norvegia e di Francia. Equipaggi perfettamente addestrati e animati da un elevato spirito aggressivo, 170 macchine modernissime e potenti aerodromi dislocati strategicamente su tutta la costa atlantica, dalla Norvegia a Bordeaux, una complessiva prevalenza numerica: questi gli elementi sui quali confidava Goering. Fu dunque con orgogliosa sicurezza nella vittoria finale che l'otto agosto del 1940 dal Quartier Generale del Fuehrer, venne l'ordine di iniziare l'attacco a fondo contro la grande isola assediata. La Luftwaffe, bisogna dirlo, non fu inferiore alla fama conquistata in nove mesi di guerra e in tre vittoriose campagne. Sulla Gran Bretagna, infatti, si scatenò, in perfetta sincronia, un uragano di ferro e di fuoco. Per dieci giorni gli aerodromi costied e i maggiori porti britannici, nonchè la capitale, vennero pressocchè ininterrottamente attaccati da massicce formazioni di bombardieri. I risultati distruttivi dell'operazione furono imponenti. La Luftwaffe attaccava in pieno giorno, quasi a dimostrare la propria incrollabile sicurezza e quindi colpiva con precisione ed efficacia. Ma, contro le speranze di Goering, la RAF britannica rivelò un insospettato mordente. 70 apparecchi tedeschi abbattuti, contro pochi cacciatori avversari, erano il bilancio delle perdite del primo giorno e la cifra si mantenne costante nei giorni successivi. La pericolosa presenza della caccia inglese indusse quindi Goering a modificare i suoi piani. L'obiettivo dei bombardamenti fu infatti, dalla metà di agosto alla prima quindicina di settembre, l'organizzazione degli aerodromi inglesi. Lo scopo era evidente: distruggere al suolo il maggior numero possibile di apparecchi perchè solo paralizzando l'aviazione britannica, l'invasione sarebbe stata possibile. I risultati, però, furono modesti, malgrado la massa di aerei impiegata. La perdite tedesche, anzi, superarono quelle britanniche: circa cinquecento apparecchi in una settimana. Il costo dell'operazione era quindi eccessivamente elevato e l'offensiva aerea minacciava di trasformarsi in un bruciante scacco. Ma Berlino, con teutonica ostinazione, continuò negli attacchi, pur modificando un'altra volta l'impostazione strategica del suo sforzo aereo. E mentre sulla costa francese della Manica alle 35 divisioni di fanteria e di panzer s'andavano affiancando sette divisioni particolarmente addestrate agli sbarchi aerei, cominciarono i raids indiscriminati, di giorno e di notte, sulle maggiori città inglesi. Fu questo, per la Gran Bretagna, il momento peggiore di tutta la guerra. La vita, nelle città, era divenuta un'inferno. Le incursioni si succedevano alle incursioni, gli allarmi agli allarmi e ad ogni bombardamento, crescevano le vittime, aumentavano le distruzioni, s'accumulavano le rovine. Londra, in particolare, subì in questo periodo i danni più gravi in vite umane e in distruzioni materiali. Alla data del 15 settembre intere zone della città erano state rase al suolo e le vittime ammontavano a 14 mila morti e a 20 mila feriti. Il collasso, prima psicologico e poi economico dell'Inghilterra era vicino, secondo il comando germanico. Nessun popolo, si pensava a Berlino, avrebbe potuto resistere ad un simile uragano distruttivo. Ma i calcoli erano sbagliati. E mentre gli inglesi traevano dalla loro flemma tradizionale la forza per resistere, la. RAF impegnava sempre più severamente, sempre più rovinosamente le ondate d'attacco della Luftwaffe. In un solo giorno, il 15 settembre, su 500 apparecchi impegnati, i tedeschi ne persero 185. Alla fine dello stesso mese, cioè ad un mese e mezzo dall'inizio dell'offensiva aerea la Lutwaffe aveva perduto, secondo gli inglesi non meno di duemila apparecchi. Le perdite britanniche, di contro, non superavano i 700 aerei, sopratutto da caccia. Malgrado le enormi distruzioni, particolarmente gravi a Londra, a Portsmouth e a Coventry (da qui il verbo conventrizzare e proposto da Goebbels per indicare la distruzione di una città), la battaglia d'Inghilterra s'avviava ad un'infelice conclusione per i tedeschi. E se nei mesi successivi, da ottobre a dicembre, gli attacchi, sia pure su scala un po' ridotta, continuavano (la City di Londra subì i maggiori danni 1'8 e il 29 dicembre) la stagione ormai inoltrata e la potenza sempre più evidente dell'aviazione inglese avevano reso ormai irrealizzabile il progetto d'invasione. Per Hitler la grande occasione era passata invano e non si sarebbe mai più ripresentata.







8 agosto 1940 - Dopo un gran rapporto al quartiere generale di Hitler, lo stato maggiore tedesco decide di iniziare contro l'Inghilterra una grande offensiva aerea. Si trattava di un'operazione gigantesca nella quale la Luftwaffe avrebbe gettato tutto il peso della sua organizzazione per preparare la strada alle armate di invasione ormai pronte sulle coste della. Francia, del Belgio e dell'Olanda. Meta dell'offensiva era il collasso politico, militare e industriale dell'avversaria. Nella foto in alto i bombardieri tedeschi passano la Manica in pieno giorno per attaccare i loro obiettivi sulla costa meridionale dell'Inghilterra. Nella foto in basso Goering, attorniato dagli ufficiali del suo stato maggiore, assiste su un campo d'aviazione francese al ritorno di uno stormo della Luftwaffe da una delle massiccea incursioni sulla Gran Bretagna, che ormai avvenivano quotidianamente.











Londra, chiave di volta della potenza bellica britannica, fu presa di mira dall'aviazione tedesca fin dal primo giorno della Battaglia d'Inghilterra. Le istallazioni portuali sul Tamigi, le fabbriche della periferia e lo stesso centro commerciale della City furono duramente bombardati e subirono ingentissimi danni. Lo sbarramento protettivo di palloni frenati e d'artiglieria contraerea si dimostrarono inadeguati a proteggere la Capitale, mentre i cacciatori della RAF, pur infliggendo forti perdite agli attaccanti, non riuscirono ad impedirne il martellamento implacabile, In alto a sinistra Una drammatica fotografia, presa a bassa quota da un bombardiere tedesco su Londra. Mentre da terra si leva il fumo degli incendi, in cielo brucia un pallone di sbarramento, colpito dalle mitragliere di bordo. In alto a destra schieramento di palloni frenati a Londra. In basso a sinistra l'apocalittica scena dell'incendio dei docks di Londra dopo un bombardamento tedesco. In basso a destra una foto dell'osservazione aerea tedesca il centro industriale di Tilbury sul Tamigi sotto il tiro degli Ju 88.


Londra sotto le bombe











L'offensiva aerea su Londra continuò a ondate successive, di giorno e di notte, per tutto il mese di agosto e per tutto il mese di settembre, vanamente contrastata dagli Hurricane e dagli Spitfaire britannici. I risultati distruttivi dei bombardamenti sono documentati dalle foto. In alto i grandi silos del Tamigi bruciano dopo un'incursione. In basso a sinistra i grandi serbatoi di benzina di Purfleet incendiati dalle bombe tedesche. In basso a destra vigili del fuoco in azione in una strada della City per domare il fuoco scatenato dalle bombe incendiarie tedesche.





Ancora una foto dell'osservazione aerea tedesca Portsmouth sotto le bombe. La base navale britannica dovette subire, durante l'offensiva della Lutwaffe, ben 56 bombardamenti che distrussero oltre il 70% della città arrecando gravi dati alle installazioni portuali.


A sollevare il morale delle popolazioni colpite, Re Giorgio VI effettuò frequenti visite ed ispezioni alle città bombardate. Eccolo a Southampton, accompagnato dal sindaco della città, mentre i soldati rimuovono le macerie in una delle vie più centrali.
Anche il porto commerciale di Southampton, sulla costa meridionale inglese, subì notevoli danni ad opera dell'aviazione tedesca. Nella foto una veduta delle istallazioni portuali duramente colpite durante un'incursione.



Una foto curiosa fra tante visioni tragiche - la spada di
Riccardo Cuor di Leone a Londra piegata da una scheggia.
L'eroe medioevale non s'immaginava certamente di dover
subire questo postumo affronto alla sua famosa lama.


Pioggia di fuoco













I porti della Manica e del Mare del Nord furono gli obiettivi preferiti dell'aviazione tedesca, soprattutto nella prima fase della battaglia d'Inghilterra. L'insistenza con la quale le incursioni colpirono Plymouth, Portlamd, Brighton e Dover tradiva il piano germanico, disorganizzare la difesa britannica sulla costa meridionale per rendere possibile l'invasione. Nella foto in alto a sinistra uno Stukas in picchiata su alcuni complessi industriali presso Londra. Nella foto in alto a destra Plymouth nuovamente colpita dalla Luftwaffe. In basso a sinistra bombe tedesche su Portland. In basso a destra le istallazioni portuali e industriali di Hull, sulla costa orientale dell'Inghilterra, bruciano dopo una massiccia incursione diurna.









Durante il solo mese di agosto le innumerevoli incursioni tedesche su Londra provocano mille morti e non meno di duemila feriti. La cifra è modesta, se rapportata a quelle delle perdite umane degli anni successivi, in Germania e in Italia. Va però ricordato che Londra disponeva, grazie alle gallerie della ferrovia metropolitana, di un ottimo sistema di rifugi e che in un primo tempo gli obiettivi preferiti dagli aviatori germanici furono le istallazioni portuali del Tamigi. In alto i docks di Londra sconvolti dalle esplosioni, in una drammatica fotografia di fonte britannica. Sotto a sinistra Re Giorgio e la Regina visitano i quartieri bombardati alla periferia della capitale. In basso a destra: la cattedrale di San Paolo in un'apocalittica inquadratura.




La battaglia D'Inghilterra è cominciata, diceva un appello del governo britannico agli aviatori inglesi, soldati della Raf, ricordate che nelle vostre mani è riposto il destino delle generazioni future. Effettivamente si trattava, per il Regno Unito, di una partita per la vita o per la morte e la RAF lo comprese, gettandosi nella lotta con spirito elevatissimo, incurante della superiorità avversaria. Nella foto in alto a sin. una seduta al ministero dell'aria britannico. Da sinistra il Maresciallo dell'Aria Sir Courtney, il Maresciallo dell'Aria Gossage, il Sottosegretario di Stato Balsour. il Segretario di Stato Sir Sinclair, il Maresciallo in Capo dell'Aria Sir Newall, il Sottosegretario di Stato Sir Street, il Maresciallo in Capo dell'Aria Sir Freeman. Sono all'ordine del giorno le cantromisure da prendere per contenere l'offensiva aerea tedesca scatenate in vista dell'invasione dell'Isola.


Armieri britannici riforniscono di munizioni un apparecchio da caccia. Gli aviatori della RAF, durante la battaglia d'Inghilterra, furono impegnati al limite massimo di resistenza degli uomini e delle macchine. Sovente gli apparecchi si levarono in volo fino a cinque o sei volte consecutivamente nella stessa giornata per contenere i decisi attacchi germanici.


Una formazione di Hurricane britannici si è levata in volo su allarme da una base dell'Inghilterra meridionale. Le perdite tedesche ad opera, della caccia furono elevatissime. Fonti inglesi le fecero ascendere nel periodo dall'8 agosto alla fine di settembre, a 2225 apparecchi.
Apparecchi Blackburn Rocs britannici in volo sulla costa della Manica. Gli inglesi cercarono di intercettare i bombardieri tedeschi prima che raggiungessero i loro obiettivi. Ma il compito non era facile, perchè, le formazioni germaniche che erano scortate dalla caccia. Grandi battaglie aeree si accesero così, fra le opposte schiere di cacciatori.








Anche le unità inglesi che pattugliavano la Manica inflissero qualche perdita alla Luftwaffe, i cui velivoli attaccavano il traffico di cabotaggio inglese. Nella foto una mitragliera antiaerea a quattro canne di una unità inglese.

La reazione inglese









Queste tre fotografie ebbero ampia diffusione sulla stampa britannica dell'epoca. La propaganda inglese, allo scopo di rianimare le popolazioni civili duramente colpite dai bombardementi tedeschi, dava abbondanti particolari sulle perdite avversarie. Nella foto in alto la carcassa di un Messerschmitt abbattuto viene fatta passare per il centro di Londra davanti a Wenstminster. Al centro i piloti di un aereo tedesco catturati da una pattuglia britannica. Sullo sfondo l'apparecchio in fiamme. Sotto Cimitero di Messerschmitt alla periferia di Londra.
Oltre che a Londra, anche a Dover e su tutti i porti della
Manica gli Inglesi avevano organizzato schieramenti protettivi di palloni frenati. I palloni dovevano costringere le formazioni avversarie a scompaginarsi, in modo da facilitare il compito alla caccia, nonché ad elevare la quota, in modo da rendere impreciso il tiro. I tedeschi si dedicarono però, come ad uno sport facile e divertente, ad abbattere gli illusori sbarramenti. Nella foto due palloni precipitano
in fiamme sulla costa inglese.



Churchill, da pochi mesi capo del governo britannico, fu
l'animatore della resistenza agli attacchi della Luftwaffe non disdegnando di assistere di persona dagli osservatori della contraerea alle battaglie nel cielo di Londra.



I tedeschi, con unità sottili e siluranti, esplicarono nella
estate del 1940, anche una sporadica attività navale nella
Manica. Si trattava forse di cauti sondaggi del dispositivo
britannico di difesa, in vista dell'Invasione. Contro i tedeschi si scatenò prontamente la reazione aero-navale inglese. Nella foto un aereo della RAF incendia un battello germanico al largo della costa francese.



Avieri della RAF recuperano un caccia tedesco costretto ad un atterraggio di fortuna nei pressi di Cardiff.

I cacciatori della RAF divennero ben presto i beniamini del popolo britannico, che sapeva di avere in loro i suoi estremi difensori dal pericolo nazista sempre più minaccioso. Le perdite della caccia Inglese furono tuttavia modeste, soprattutto in uomini, poiché molti piloti abbattuti poterono salvarsi col paracadute e tornare a combattere. Nella foto il Re e la Regina visitano un pilota della RAF ferito in uno scontro aereo.




Anche alcune squadriglie di aviatori polacchi parteciparono coraggiosamente alla Battaglia d'Inghilterra. Si trattava di un piccolo nucleo di uomini sfuggito a due successivi disastri - quello della loro patria e quello della Francia.



Lo spirito sportivo col quale la RAF affrontò la lotta mortale è documentato in questa foto. Hitler, sembra dire il simbolo disegnato sulla carlinga, io me lo fumo nella pipa.

L'Inghilterra sotto il cannone





Nell'estate del 1940 agli attacchi aerei si aggiunse, contro le coste britanniche, anche la voce del cannone. Come già nel 1917 (con il Gross Bertha che bombardò Parigi) i tedeschi schierarono la loro artiglieria di lunga gettata, uscita dalle officine Krupp. Montati su affusti ferroviari e sistemati in modo da poter facilmente sfuggire alla reazione aerea nemica, i grossi calibri germanici martellarono continuamente, da Calais, l'opposta sponda. La navigazione nella Manica fu così resa impossibile. Nella foto in alto Dover fotografata col teleobiettivo. In basso un grosso calibro tedesco bombarda le installazioni sulla costa inglese.





Due eccezionali fotografie delle « Bianche scogliere di Dover » sotto il tiro micidiale dell'artiglieria tedesca. In alto è visibile l'incendio delle istallazioni militari nei pressi della città. Da notare i pallori di sbarramento scaglionati in profondità. In basso scoppi ed incendi sulla costa inglese.








Malgrado gli incessanti attacchi dell'aviazione tedesca, il morale della popolazione britannica non subì quel collasso in cui aveva sperato il comando di Hitler. La vita, nel limite del possibile, mantenne il suo ritmo normale, mentre i bambini delle città più colpite e in genere tutte le persone non indispensabili all'industria e alla difesa, venivano sfollate nelle località di campagna. Per la protezione antiaerea e per le opere di assistenza vennero mobilitate tutte le categorie del paese. Nella foto in alto una suora cattolica offre una tazza di thè ad un ausiliario della difesa civile. In basso una scena del teatro londinese « Wenevgr closed » (letteralmente «Noi non chiudiamo mai) che non interruppe le rappresentazioni nemmeno sotto i più duri bombardamenti.



Psicosi dell'invasione





1° luglio 1940. I tedeschi, con un'audace azione dei mezzi da sbarco, avevano occupato, quasi senza trovare resistenza, le isole Normanne, di fronte alla costa francese. Le isolette, appartenenti alla Gran Bretagna, erano il primo lembo di terra inglese conquistato dai nazisti. L'impresa e l'ammassarsi di numerose truppe tedesche al Passo di Calais, fecero temere ai britannici un'imminente invasione. Il governo di Londra corse immediatamente al ripari, cercando di riorganizzare i reparti salvati dalla rotta di Dunkerque e mobilitando nuove classi. Nella foto in alto una vedetta tedesca sull'Isola di Guernesey, di fronte al castello di Saint Peters. Nella foto in basso carri armati sfilano per le vie di Londra per raggiungere la costa meridionale minacciata dai tedeschi.














14 maggio 1940. Eden annuncia all'Inghilterra che per fronteggiare la pericolosa situazione determinata dall'invasione della Francia, sarebbe stata organizzata una milizia di difesa territoriale, denominata « Home Guard », incaricata di sostenere, in caso di attacco nemico, lo sforzo dell'esercito regolare. La misura di emergenza era determinata soprattutto dal timore, diffusissimo in Inghilterra, per la cosi detta « quinta colonna » germanica, che aveva efficacemente operato in Olanda e nel Belgio. La Home Guard doveva anche intervenire contro eventuali sbarchi di Paracadutisti. Il comando britannico sapeva infatti che alcune divisioni di paracadutisti erano pronte, in Olanda e nel Belgio, ad un'operazione in grande stile contro l'Isola. Nella Home Guard militarono un milione e 300 mila uomini. In alto a sinistra la cartina di fonte britannica indica le zone apprestate a difesa dal comando inglese. Sono visibili anche i limiti dei campi minati predisposti a protezione del traffico navale. In alto a destra il gen. Brooke, comandante di tutte le truppe in Inghilterra. In basso a sinistra un'esercitazione degli uomini della Home Guard. A destra il generale Pownall, cui era stato affidato il comando della Home Guard.




La consorte del ministro Eden (si tratta della prima moglie, dalla quale l'attuale premier britannico ha divorziato per sposare una nipote di Churchill) ad una manifestazione di solidarietà per i militari inglesi.





La singolare protesta dei socialisti inglesi contro l'imboscamento dei ricchi «Prima i banchieri alle armi» dice il cartello portato in giro per Londra.
3 agosto 1940. Il governo polacco in esilio firma il patto anglo-polacco per il proseguimento comune della guerra. Sono visibili nella foto Lord Halifax, Raczynsky, Sikorski, Churchill, Zaleski. Attlee e Grenwood durante una seduta.


Un altro governante in esilio, Benes, passa in rassegna un reparto di avieri cecoslovacchi in Inghilterra. Anche i cechi diedero infatti un contributo, sia pure modesto, allo sforzo bellico britannico, combattendo nei cieli inglesi.


Sul suolo inglese s'andava organizzando il nucleo di un nuovo esercito francese. Dopo un esordio faticoso e contrastato, reso particolarmente difficile dal proditorio attacco britannico alla flotta francese di Orano, De Gaulle aveva guadagnato alla sua causa molte simpatie. Nella foto il capo della « France Libre » ispeziona un reparto di stanza a Londra.

Rappresaglie sulla Germania






Gli attacchi della RAF sulla Germania vennero effettuati quasi esclusivamente di notte. La RAF, infatti, in considerazione del lungo percorso da compiere su territorio nemico, nonchè delle esperienze fatte sui cieli inglesi, voleva contenere le perdite. Consigliavano questa tattica la forza pressochè intatta della caccia tedesca e la potente organizzazione della contraerea tedesca, la famosa « Flak » che spesso aveva dato man forte, durante la battaglia di Francia, ai combattenti di terra. Nella foto una fantasmagorica visione del tiro contraereo nel cielo di Berlino durante un'incursione inglese.

Con le incursioni della RAF cominciò la polemica (che si
sarebbe conclusa nell'aula di Norimberga) sulle responsabilità degli attacchi alla popolazione civile. Radio Londra dichiarava trattarsi di rappresaglie, peraltro limitate agli obiettivi militari. Goebbels invece tuonava contro il «terrorismo notturno » degli inglesi. Ecco il ministro della propaganda tedesco Goebbels in visita ad un palazzo bombardato a Monaco, colpito dall'incursione del 1" settembre 1940.


Questi abitati alla periferia di Berlino non erano un obiettivo militare, come non erano obiettivi militari i palazzi storici della City di Londra. La guerra comincia ad apparire in tutto il suo tragico orrore.












La rappresaglia britannica fu particolarmente dura su Berlino, che venne colpita da reiterati bombardamenti. All'alba del 26 e del 30 agosto nella capitale tedesca furono scattate queste fotografie che testimoniano della vastità dell'operazione. In alto a sinistra le barelle dei feriti civili si allineano nei posti di prknto soccorso. In alto a destra militari tedeschi sgomberano le macerie nel cortile di un palazzo della capitale. In basso a sinistra dinnanzi alla Porta del Brandemburgo, che nel '45 sarà teatro degli ultimi furibondi combattimenti fra sovietici e tedeschi, il cratere di una bomba inglese. In basso a destra un apparecchio britannico abbattuto nel cielo di Berlino dalla caccia notturna tedesca di intercettazione.


La vittoria inglese sull'invasione




Fra l'ottobre e il novembre del 1940 la grande battaglia aerea d'Inghilterra poteva considerarsi conclusa. I bombardamenti tedeschi continuavano, riempiendo di macerie e di morti le città dell'Isola, ma senza poter raggiungere gli ambiziosi obiettivi di Goering la distruzione della potenza britannica e il collasso della grande avversaria. Di contro, in quattromesi di offensiva, l'aviazione da bombardamento germanica aveva subito tali perdite che lo stato maggiore di Hitler dovette accantonare il piano d'invasione: non s'era cioè raggiunta, malgrado il prolungato sforzo, quella supremazia aerea che doveva essere il presupposto indispensabile all'investimento delle coste britanniche. La RAF, quindi, aveva dato una precisa risposta all'interrogativo avanzato fin dal 1908 da un opuscolo di «fantascienza» ante litteram. «Può una flotta aerea - si chiedeva l'anonimo precursore dell'inizio del secolo - distruggere la potenza britannica? » La risposta era stata negativa, grazie all'eroismo della RAF. Non fu quindi esagerata la gratitudine del popolo inglese per i suoi aviatori, così espressa da Churchil ai Comuni: «Mai nella storia dell'umanità e delle guerre, tutto un popolo

ha contratto un così grande debito verso un così piccolo numero di uomini». Storicamente quindi l'unica invasione subita dai Britannici rimane quella delle Legioni Romane al comando di Cesare nel 54 av. Cristo.

L'Inghilterra in angustie







Mentre in occidente si svolgeva la grande battaglia aerea d'Inghilterra, nel medio ed estremo oriente l'Impero doveva far fronte a pericolose agitazioni delle popolazioni di colore, sempre più insofferenti del giogo coloniale. Manifestazioni di protesta, ribellioni e torbidi si registrarono un po' dappertutto, ma soprattto in Palestina, in India e a Hong Kong. In alto manifestazìoni Palestinesi per l'indipendenza. In basso nazionalismo cinese a Hong Kong.





3 settembre 1940. L'occupazione sovietica della Bessarabia e della Bucovina, in Romania, nonchè dell'arbitrato di Vienaia che diede all'Ungheria la Transilvania. Questi avvenimenti, nonché la situazione interna romena, sempre più confusa e torbida, portarono anche ad una crisi dinastica e di governo. Il Re Carol, sentendosi minacciato per l'atteggiamento filo-britannico che da tempo aveva assunto, abdicava per la seconda volta in favore del figlio Michele (la prima volta aveva abdicato in conseguenza di un intrigo amoroso nel 1925). Il governo veniva affidato al Generale Antonescu, noto per le sue simpatie per il Fascismo, il quale avrebbe ben presto assunto il titolo di Conducator. Nella foto il generale Antonescu e Horia Sima, capo delle « Guardie di Ferro » (organizzazione fascista fondata da Codreanu) salutano romanamente durante una sfilata a Bucarest.





Approfittando dell'isolamento militare della Gran. Bretagna, la diplomazia italo-tedesca, nell'estate-autunno del 1940, intraprese varie iniziative tendenti a consolidare la preminenza dell'Asse nella vita europea. Nei colloqui Ribbentrop-Mussolini-Ciano a Roma fu imposta la politica balcanica dei due alleati, mentre il viaggio di Serrano Suner in Italia sembrò precedere un intervento spagnolo. Ma il siluramento del ministro degli esteri iberico da parte di Franco doveva togliere all'Asse ogni illusione in proposito. Il dittatore spagnolo rimaneva fuori del conflitto, pur continuando a rivendicare Gibilterra. Questo fu, indirettamente, un successo diplomatico britannico, le conseguenze dell'intervento spagnolo sarebbero state infatti assai gravi, poichè avrebbero messo in crisi l'intero schieramento inglese nel Mediterraneo, segnando la sorte di Gibilterra.






27 settembre 1940. A Berlino, Italia, Germania e Giappone, firmavano il Patto Tripartito, cioè il cosi detto Patto d'acciaio. Si trattava di un'importante documento politico, con il quale i tre contraenti circoscrivevano le rispettive zone d'interesse e si dichiaravano già da tempo associati in un programma di tutela dell'ordine e dell'autorità statali contro ogni potere dissolvitore. Il trattato, per una clausola che dichiarava non modificato lo status politico esistente fra la Unione sovietica e ciascuna delle tre parti contraenti, aveva soprattutto un carattere anti-americano, poichè impegnava gli alleati all'intervento contro una potenza che non fosse attualmente impegnata nella guerra europea e che attaccasse uno degli alleati. Nella foto la firma del patto a Berlino. Da destra a sinistra Kurusu, ambasciatore nipponico in Germania, il Conte Ciano, Hitler. Nella foto in basso incontro al Brennero fra Mussolini, Hitler e Ciano.



Durante il periodo della minacciata invasione tedesca il popolo inglese
contò principalmente su i grossi calibri della Marina.